Nei reattori atomici la massa critica è quella che innesca la reazione a catena, cioè autosostenuta (che si alimenta da sola, insomma). Se la massa è sotto-critica il reattore si spegne progressivamente. Un sito/community funziona allo stesso modo: con un certo livello di attività la discussione si autoalimenta, perché se tutti dicono la loro anche tu vuoi dire la tua, per non restare indietro nel dibattito.
Qui invece a nessuno interessa intervenire sui diversi argomenti, perché i pochi commenti che essi suscitano non sono di spessore tale da stimolare una risposta. Se per esempio prendiamo il post sullo scambio di coppia, sia l’autore che il suo collega intellettuale non hanno saputo alimentare la discussione, al di là di due concetti opinabilissimi ripetuti più volte e a fronte del “picche su tutta la linea” ricevuto in merito all’interesse generale per la nobile attività di scambiarsi i partner. Piccati per il loro insuccesso, sono spariti nel nulla. Per presentare un argomento bisogna anche saperlo fare.
Emilia cerca con buona volontà di alimentare il blog, ma il problema rimane lo stesso: poche risposte.
I post li leggono tutti, ma a pochissimi interessa esprimersi. L’unico nido resta la chat, per quei quattro gatti che la frequentano di sera, evidentemente non avendo altre occupazioni più interessanti. Vogliamo fargliene una colpa? No.
Il discorso nuovo che voglio fare è che in assenza di una massa critica anche le iniziative individuali (verbali) non avrebbero seguito, sempre per mancanza di contraddittorio. Metti un tema pregnantissimo e un’esposizione a regola d’arte: non basta. Non basta perché a nessuno interessa esporsi, sviluppare. In altri siti con forum e blog anche gli argomenti più stupidi hanno 20-30 commenti, perché il sito stesso è diventato un riferimento costante nelle giornate degli utenti, che lo hanno eletto a cortile di condominio. E tutti sappiamo che se sei in cortile con altra gente dopo un po’ ti esprimi anche tu, tanto per non passare per strano. Questo sito non è riuscito a diventare nemmeno una community, nonostante ci siano più moderatori che iscritti, che potrebbero scambiarsi 5.000 commenti al giorno perché tanto non pagano.
Che la situazione sia drammatica lo dimostra che nessuno ha scritto nulla neanche su Sanremo, per gli italiani argomento-principe da 70 anni o quanti sono. E’ come un villaggio in cui non ci sia più il mercato, che è l’attività economica e sociale che distingue i luoghi vivi da quelli moribondi o proprio morti.
Io scrivo ogni giorno, più volte al giorno, su diversi siti. In questo momento c’è un amico – mio coetaneo - che sta facendo il giro in bici della Patagonia, sia la parte cilena che quella argentina. Posta ogni giorno un resoconto su fb – che non mi piace – e io commento come gli altri di questo gruppo temporaneo. Si è così creata un’interazione temporanea tra gente che non si conosce e probabilmente non si vedrà mai, ma al momento unita dall’impresa del comune conoscente. Questa è la massa critica che dicevo, che produce lazzi frizzi e puttanezzi, risate e sfottò, una forma virtuale e comune di sostegno all’Impresa. A qualcuno piace il tuo commento, altri lo portano un po’ più in là, altri lo criticano… Si ha la sensazione di esserci, come davanti a uno schermo in piazza durante i mondiali di calcio. Agorà, diceva Bauman. Mercato. Quello che manca qui.
Qui invece a nessuno interessa intervenire sui diversi argomenti, perché i pochi commenti che essi suscitano non sono di spessore tale da stimolare una risposta. Se per esempio prendiamo il post sullo scambio di coppia, sia l’autore che il suo collega intellettuale non hanno saputo alimentare la discussione, al di là di due concetti opinabilissimi ripetuti più volte e a fronte del “picche su tutta la linea” ricevuto in merito all’interesse generale per la nobile attività di scambiarsi i partner. Piccati per il loro insuccesso, sono spariti nel nulla. Per presentare un argomento bisogna anche saperlo fare.
Emilia cerca con buona volontà di alimentare il blog, ma il problema rimane lo stesso: poche risposte.
I post li leggono tutti, ma a pochissimi interessa esprimersi. L’unico nido resta la chat, per quei quattro gatti che la frequentano di sera, evidentemente non avendo altre occupazioni più interessanti. Vogliamo fargliene una colpa? No.
Il discorso nuovo che voglio fare è che in assenza di una massa critica anche le iniziative individuali (verbali) non avrebbero seguito, sempre per mancanza di contraddittorio. Metti un tema pregnantissimo e un’esposizione a regola d’arte: non basta. Non basta perché a nessuno interessa esporsi, sviluppare. In altri siti con forum e blog anche gli argomenti più stupidi hanno 20-30 commenti, perché il sito stesso è diventato un riferimento costante nelle giornate degli utenti, che lo hanno eletto a cortile di condominio. E tutti sappiamo che se sei in cortile con altra gente dopo un po’ ti esprimi anche tu, tanto per non passare per strano. Questo sito non è riuscito a diventare nemmeno una community, nonostante ci siano più moderatori che iscritti, che potrebbero scambiarsi 5.000 commenti al giorno perché tanto non pagano.
Che la situazione sia drammatica lo dimostra che nessuno ha scritto nulla neanche su Sanremo, per gli italiani argomento-principe da 70 anni o quanti sono. E’ come un villaggio in cui non ci sia più il mercato, che è l’attività economica e sociale che distingue i luoghi vivi da quelli moribondi o proprio morti.
Io scrivo ogni giorno, più volte al giorno, su diversi siti. In questo momento c’è un amico – mio coetaneo - che sta facendo il giro in bici della Patagonia, sia la parte cilena che quella argentina. Posta ogni giorno un resoconto su fb – che non mi piace – e io commento come gli altri di questo gruppo temporaneo. Si è così creata un’interazione temporanea tra gente che non si conosce e probabilmente non si vedrà mai, ma al momento unita dall’impresa del comune conoscente. Questa è la massa critica che dicevo, che produce lazzi frizzi e puttanezzi, risate e sfottò, una forma virtuale e comune di sostegno all’Impresa. A qualcuno piace il tuo commento, altri lo portano un po’ più in là, altri lo criticano… Si ha la sensazione di esserci, come davanti a uno schermo in piazza durante i mondiali di calcio. Agorà, diceva Bauman. Mercato. Quello che manca qui.