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Ormai da qualche settimana i giornali riportano quotidianamente storie di donne che dichiarano di essere state molestate sul posto di lavoro da capi o colleghi o addirittura ricattate da "potenti" di turno nei diversi campi in cui svolgevano o avrebbero voluto svolgere la propria attività lavorativa.
Un cambiamento significativo
Alla luce di quanto sta succedendo e al grande risalto che viene riservato da tutti i media alle vicende, possiamo affermare che si stia effettivamente assistendo ad un’evoluzione del modo di partecipare delle donne alla società forse addirittura più importante e concreto di quanto sia stata l'esplosione del "femminismo" oltre 40 anni fa. Le marce delle ragazze di allora accompagnate da slogan e bandiere, bloccavano per ore le strade delle città; oggi non ci sono manifestazioni così ingombranti come allora, ma si ha la sensazione che i tempi siano maturi per un reale cambio di passo.
Oggi la società dei Paesi occidentali tende ad accettare come cosa ovvia che le donne partecipino a tutti i livelli lavorativi e professionali e che i criteri e i fattori per la valutazione di merito, lo sviluppo di carriera, l'esposizione ai rischi, siano sostanzialmente indifferenziati. Ne consegue logicamente che tra questi fattori non possano e non debbano essere “inquinati” da simpatie o “interessi” extraprofessionali.
Purtroppo non è ancora sempre e dovunque così, ma la strada sembra avviata.
Un ritardo di secoli da recuperare
La grandinata di "outing" relativi a fatti talvolta risalenti ad alcuni decenni fa, lascia capire che oggi si vedono le cose in modo diverso.Tuttavia non ci si può illudere che siano del tutto superate le resistenze maschili che, magari in modo inconscio, automatico o perfino nascosto nell’etimologia delle parole, continuano ad esistere. La parola"donna" che deriva dal latino "domina", non significa solo "signora", ma ha la stessa radice di "domus" cioè "casa" e trasporta con sé il significato di "signora della casa", richiamando quindi la sua prima vera destinazione: gestire la casa. Guardando ancora al passato, il "gineceo" greco era l'ambiente sostanzialmente destinato alle donne di casa.
E' un ritardo di secoli quello che ancora attanaglia i rapporti tra uomini e donne e in molti Paesi, soprattutto del sud; sembra impossibile, ma continua a sopravvivere ancora qualcosa del rapporto di "proprietà" del maschio di casa nei confronti della femmina e i numerosi omicidi (femminicidi) ne sono la tragica testimonianza.
In tutti i resoconti antichi degli assedi di città nemiche, si raccontano le ruberie e le violenze dopo la capitolazione e non manca mai una descrizione delle violenze alle donne, considerate parte del bottino. L'ultima, almeno dalle nostre parti, è stata quella seguita alla disfatta di Caporetto nel 1917, con violenze da parte dei soldati invasori e schiere di bimbi nati fuori dalla famiglia spesso condannati a essere cresciuti negli orfanotrofi.
A che prezzo?
Oggi in società complesse ed articolate come quelle occidentali, si vede il progressivo formarsi di nuovi rapporti tra maschi e femmine, in grado di valorizzare le rispettive peculiarità. L’ingresso massiccio delle donne nelle professioni che un tempo erano tipicamente maschili - cosa peraltro già ampiamente in atto nei Paesi del Nord Europa –non dovrebbe però comportare una forzata riduzione dell'appeal femminile. Essere sullo stesso piano, considerarsi pari - con uguali diritti e opportunità di scelta - non significa trasformarsi nell'altro, entrando in competizione, né rinunciare a sé stessi. Puntare sulle caratteristiche tipiche del proprio genere, senza rinnegare né rinunciare alla propria femminilità anzi, esaltandola in modo conforme alla sobrietà richiesta dall'ambiente di lavoro in cui ci si trova ad operare: Idealmente dovrebbe essere così, ma la realtà com'è?
Si può ottimisticamente sperare che col tempo, le notizie relative a comportamenti irrispettosi, o peggio, violenti nei confronti delle donne, non rappresenteranno più discriminazioni di genere, ma potranno essere declassati a mere espressioni di maleducazione personale, diventando via via meno frequenti.
Prima di concludere è doveroso fare cenno a un altro aspetto importante, o meglio, a un altro fattore che condiziona pesantemente la positività di quanto detto fin'ora: si tratta della situazione economica della donna nelle diverse fasi della vita e di fronte a certi avvenimenti che possono modificare e talvolta stravolgere un percorso di vita che sembrava positivo: disoccupazione, divorzio, malattia ecc. In certe condizioni, diventa realisticamente difficile per una donna difendersi dalla sopraffazione e dalla violenza che si può presentare in modi diversi, talvolta subdoli e poco riconoscibili. In questi casi non rimane che sperare nella certezza della tutela attraverso una chiara e inflessibile azione della giustizia. Purtroppo anche sotto questo aspetto, c’è ancora un ampio margine di miglioramento.
Foto: (c) Fusolino/fotolia.com
Il discorso rimane molto ampio e si apre a molteplici considerazioni, commenti e, perché no, polemiche.
Voi cosa ne pensate?
EMILIA31, 23.11.2017