Cos'è il phubbing e perché rischia di rovinare i rapporti sociali?

Cos'è il phubbing e perché rischia di rovinare i rapporti sociali?

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Semplice abitudine o vera e propria patologia? 

È ciò che stanno cercando di svelare le ricerche orientate a comprendere meglio un fenomeno che coinvolge tutte le fasce d'età: giovani, meno giovani e persino ultra cinquantenni. La cosa più preoccupante, tuttavia, è che la situazione si sta lentamente rovesciando.

In che senso? È presto spiegato. Non è più lo smartphone a distrarre il possessore e a farlo sentire in colpa ma, al contrario, è chi ha la sfortuna di sedere, viaggiare o passeggiare con chi è "affetto" da phubbing a sentirsi in difficoltà. 

Le statistiche più recenti suggeriscono numeri sempre più impietosi: il 46,3% delle persone vedono la propria attenzione puntualmente distolta da un dispositivo elettronico. A risentirne sono i rapporti sociali, compresi quelli più stretti, tra cui le amicizie di lunga data e i rapporti d’amore, considerato che così facendo viene meno una delle basi del saper stare insieme: il rispetto per l'altra persona e per quello che ha da dire.  

 

Un fenomeno di massa che non accenna a diminuire.

La diffusione di quella che alcuni esperti considerano una vera e propria patologia ha indotto qualcuno a coniare un nuovo termine per indicare tale comportamento: phubbing, un atteggiamento compulsivo dettato dall'abitudine incontrollabile di osservare il display dello smartphone, anche se privo di notifiche o messaggi. 

Un modo di fare tutt'altro che educato, che finisce col cozzare con il galateo e che si pone come un'autentica barriera tra due interlocutori. Sistemare il telefonino di fronte a se stessi, ingombrando il campo visivo che separa dal proprio interlocutore, può essere letto come un gesto assai poco carino, soprattutto qualora si tratti del proprio partner o di una persona dell'altro sesso con cui si esce per la prima volta, magari conosciuta proprio durante una ricerca partner internet. Uno studio recente suggerisce come il 36% degli intervistati abbia affermato di essere vittima di phubbing da parte del proprio partner. Il 22,6% ha addirittura ammesso che questo atteggiamento ha causato problemi nella relazione.  

 

Un comportamento fonte di insoddisfazione e conflitti.

Da uno studio effettuato da alcuni ricercatori della Baylor University di Waco, Texas, è emerso che quando un uomo o una donna percepiscono che il proprio partner è preso da altro e in particolare dal display del telefono, ciò può creare conflitti interni alla coppia e abbassare notevolmente il livello di soddisfazione garantito dalla relazione. Tutto ciò può rivelarsi persino fonte di depressione. Secondo James Roberts, coordinatore della ricerca, nessuno è escluso da questo fenomeno. 

Anzi, contrariamente a quel che si pensa, le prede più facili di quest'abitudine sono i quarantenni e i cinquantenni. Secondo sociologi e psicologi non si tratta che dell'ennesima testimonianza del mutamento repentino che sta coinvolgendo i rapporti umani, senza alcuna eccezione. E i principali artefici di tutto questo sono oggetti come i telefoni, in grado di produrre tantissime opportunità (contatti più semplici e immediati, possibilità di lavorare in remoto, ricerca partner internet, etc), ma altrettanti pericoli.  

 

Esiste una soluzione?

Si può essere vittima di phubbing ovunque: al ristorante, al bar e persino seduti sul divano durante una serata rilassante. 

Tuttavia, alla mancanza di rispetto nei confronti del proprio interlocutore si accompagnano altre problematiche, prima fra tutte la totale disattenzione che il possesso di un telefono causa rispetto all'attività che si sta praticando. C'è chi si fa distrarre dallo smartphone mentre lavora, mentre guarda un film in Tv e persino mentre è alla guida dell'auto. È chiaro come questo problema trascenda la semplice necessità di avere un comportamento educato, in quanto potenzialmente causa di eventualità ancora più spiacevoli. 

Chi ha analizzato le caratteristiche del phubbing ha classificato questo disturbo come una vera e propria forma di esclusione sociale, in grado di minacciare molte necessità fondamentali, tra cui l'autostima, l'appartenenza e la capacità di autocontrollo.

 

La speranza è che le persone si impegnino di più a vivere le relazioni, magari spegnendo il telefono ogni volta che si decide di trascorrere del tempo con qualcun altro. Perché non si tratta soltanto di mostrare un comportamento educato e rispettoso, ma anche di un impegno da assumere per tutelare se stessi e la propria dignità.

 

 

Vi è mai capitato di trovarvi in situazioni come quelle descritte nell’articolo? Come avete reagito?

 

 

Foto: (c) caftor/fotolia.com 

 

EMILIA31, 24.01.2019