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Se volessimo cercare la definizione esatta di “amore”sul vocabolario, troveremmo: «Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia». Per quanto corretta possa essere, non ci soddisfa del tutto, perché l'amore è sicuramente molto di più. È il sentimento delle contrapposizioni, nel suo essere sia irrazionale, perché quando ci "colpisce" non lo possiamo controllare, ma anche logico, poiché tocca sia il cuore che la mente; è un affetto sia spirituale che fisico.
Il termine "amore" deriva dal latino amor, amoris e inizialmente indicava quel desiderio che ci attrae verso un'altra persona. Questo sentimento aveva una connotazione sostanzialmente fisica e impulsiva, che lo rendeva carnale e quasi animalesco. Con il passare del tempo, però, l'amore ha cominciato ad assumere anche la sua componente metafisica e spirituale, soprattutto quando riferito al sentimento religioso condiviso da Dio e gli uomini.
Ma è nella lingua greca il concetto di amore ha ricoperto un posto d’onore: amore per sé stessi, amore per la famiglia, amore per gli dei, amore per il proprio lavoro. Quello che oggi tendiamo a esprimere con giri di parole e parafrasi complicate, nel greco antico esisteva un termine specifico per ogni sfumatura lessicale .
Figuriamoci che esistevano ben dodici parole per definire l'amore:
- Έρως, eros. Traducibile con quella passione, desiderio e brama ardente di cui, nell’antichità, era portatore Eros, dio alato dalle sembianze di fanciullo figlio di Afrodite e Ares. È l’amore che brucia il cuore e infiamma lo spirito degli innamorati e confluisce nel rapporto carnale
- Φιλία, filía. Considerata la più alta forma di amore, ovvero l’amicizia. Questo vocabolo così delicato racconta dell’amore fraterno che due individui possono provare l’uno per l’altro. Era simbolo di uno dei legami più sacri che potesse instaurarsi tra due persone, in quanto indicava una comunità di intenti, pensieri e conoscenza fuori dal comune.
- Αγάπη, agápe. È l'amore puro e sconfinato. Con l’agape entriamo nell’ottica dell’amore come affezione o dell’io come oggetto di amore. Quello che la parola tratteggia non è più un rapporto tra individui su uno stesso piano, ma si trasfigura nell’amore che la divinità prova per l’umanità. In latino fu tradotto nella caritas cristiana.
- Στοργή, storghé. Amore, tenerezza, affetto. Tre parole che incapsulano benissimoil significato cardine di questo vocabolo: l’amore famigliare. La parola storge può indicare sia l’amore filiale sia l’amore di un genitore per i propri figli. Rappresenta i sentimenti naturali e istintivi che proviamo per i membri della nostra famiglia.
- Φιλαυτία, filautía. Per amare gli altri dobbiamo imparare ad amare noi stessi. La philautia indica quell’amore per sé stessi che, come insegna Aristotele, ha un’accezione positiva. Descrive infatti il desiderio di migliorare e migliorarsi, portandoci a volere il meglio per noi stessi e di conseguenza ispirando gli altri a volerlo per sé. È un atto di amore verso la nostra anima e il nostro io interiore.
- Πράγμα, pragma Come suggerisce la parola, il pragma è un tipo di amore stabile e duraturo, sviluppatosi tra due persone che stanno insieme da molto tempo. È l’impegno e la dedizione che si mette nel mantenere in piedi una coppia, facendo maturare l’amore insieme alle persone.
- Μανία, mania. È il turbinio di sentimenti che porta ad azioni estreme e ci fa essere preda delle emozioni. Di matrice negativa, è quella passione folle spesso usata anche nella descrizione di eventi o battaglie dall’alto carico emotivo, per raccontare la ferocia di una guerra o l’infuriare delle armi.
- Χάρις, charis. Traducibile come favore o benevolenza nel suo significato più ampio, in senso erotico diventa l’esemplificazione della lusinga. Come dice Platone nel Fedro, la charis è la delizia dei piaceri amorosi. In sé contiene il piacere dell’anima e del corpo, creando una situazione idilliaca per gli amanti che si trovano su uno stesso piano affettivo.
- Πότος, potos. Lo struggimento che si prova quando la persona amata è lontana è racchiuso nel pothos, il desiderio amoroso per coloro che sono distanti assumendo il doppio significato di “desiderio” e “lutto”.
- Θέλημα, thelema. È l’amore per il proprio mestiere. non è rivolto verso una persona, ma può essere usato esclusivamente nei confronti di qualcosa che facciamo in prima persona. Può essere un lavoro, come la scrittura, o una passione, come la lettura o lo studio di una lingua.
- Ίμερος, hímeros. Figlio di Afrodite, fratello di Eros e Pothos, è la personificazione del desiderio vivo. È la brama per l’altro, l’impulso che si traduce in amore folle e consumante. Ha un’accezione prevalentemente carnale e necessita dell’appagamento fisico per essere spento.
- Αντέρως , antéros. È l’amore reciproco tra individui, che deve essere costantemente alimentato e curato per potersi sviluppare senza appassire. Dobbiamo questo genere di amore ad Eros stesso che, secondo il mito, sembrava non riuscire a crescere. Alla madre Afrodite venne profetizzato che solo l’amore di un fratello lo avrebbe aiutato a diventare adulto, per cui la dea e Ares ebbero Antheros, simbolo di come l’amore abbia bisogno di essere reciproco per poter crescere.
Foto: Iryna/Adobe Stock
EMILIA31, 27.03.2025