"Io ce l'ho profumato"

"Io ce l'ho profumato"

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Così recitava lo slogan di una famosa pubblicità di mentine. E chi non ricorda anche il bellissimo „ti spunta un fiore in bocca „ nella pubblicità di un notissimo dentifricio?

Partendo da qui, proveremo a trattare un argomento imbarazzante ma che può avere risvolti sociali importanti: l’alitosi.

 

L’alito pesante.

Il dott. Filippi, responsabile della Clinica di chirurgia orale presso il Centro universitario di odontoiatria di Basilea, ha svolto ricerche sul fenomeno dell'alitosi per circa 18 anni, ha pubblicato la Fresh Breath Guide, ha sviluppato l'applicazione per pazienti affetti da alitosi e infine ha creato un sito web dedicato all’argomento. Abbastanza per essere definito „il guru europeo dell’alito pesante“.

Una persona su quattro in tutto il mondo, dice Filippi, ha un alito sgradevole, quantomeno in certi momenti della giornata e circa il 6 per cento ne soffre giorno e notte. Personaggi noti afflitti da questo problema noti sono stati Luigi XIV, il Re Sole, l'attore Clark Gable, che Vivian Leigh accusò testualmentedi avere "un alito pestilenziale" proprio dopo il famoso bacio nel film “Via col vento”. Si dice infine che anche Adolf Hitler avesse un alito a dir poco sgradevole.

Il fatto che le persone più avanti con gli anni abbiano più problemi di alito cattivo è probabilmente dovuto al fatto che con l’età le mucose diventano più secche e la poca saliva non sia più sufficiente a „diluire“ gli odori del cavo orale. Il dott. Filippi calcola che circa la metà degli over 60 sia interessata da questo disturbo. Il problema è sentito in modo particolare in quei Paesi in cui l’odore riveste un ruolo culturalmente importante, anche dal punto di vista sociale. Ad esempio in Giappone, dove l'alitosi è considerata un assoluto „no go“, la percentuale di „malati“ tocca il 24% della popolazione. Anche negli Stati Uniti, dove si attribuisce grande importanza a una dentatura sana e soprattutto bella, l'alitosi rappresenta un problema per circa il 50% della popolazione che lo combatte con ogni mezzo, basti pensare a quanto sia diffuso l’uso di collutori, spray per la bocca, gomme da masticare ecc.

 

Le cause.

La causa dell'alito cattivo è stata dibattuta a lungo in ambito medico. 

Fino all’inizio degli anni 2000, "Hai qualcosa che non va con lo stomaco" era la diagnosi più comune fornita al paziente che si recava dal medico che, in men che non si dica, proiettava il paziente in un turbine di esami diagnostici senza fine: gastroscopia, colonscopia, analisi dei seni mascellari e paranasali, esami ormonali, faringei e persino dei marcatori tumorali. Naturalmente, tra le possibili cause non poteva mancare anche lo stress.

In realtà la prima visita da fare sarebbe quella da un bravo dentista dal momento che  nel 90% dei casi di alitosi, come dimostrano numerosi studi, il problema risiede nel cavo orale. Il dentista chiarisce prima di tutto se il paziente presenta carie o gengive malate (gengivite, parodontite). I batteri anaerobici vivono bene nelle fessure, nelle crepe e nelle tasche nascoste del cavo orale dove sviluppano i loro odori sgradevoli.

Il dentista analizza poi la lingua del paziente. Anche nei solchi della mucosa della lingua possono infatti svilupparsi cattivi odori. L'alito pesante è causato principalmente dall'evaporazione di prodotti di decomposizione batterica, e i batteri più attivi si trovano proprio nella mucosa della lingua che è colonizzata da microrganismi sia benefici che dannosi. È qui che si formano, ad esempio, i composti volatili dello zolfo, dall’odore inconfondibile e assai sgradevole.

 

Rimedi.

L’avversione verso l’alitosi è rintracciabile nella storia e nelle culture più antiche. Gli antichi Egizi masticavano la resina dell'albero dell'incenso per combattere l'alito cattivo. La mitologia greca narra la storia spaventosa delle donne di Lemnos che, poiché trascuravano i santuari di Afrodite, vennero punite dalla Dea che diede loro un fiato talmente sgradevole, che i loro uomini le rifiutarono fuggendo con le schiave.

 

Come accorgersi del problema.

L'alito cattivo non è da prendere alla leggera. Tuttavia, chi ne è colpito di solito non riesce a percepire da solo il problema. Possiamo fare una prova portandoci la mano concava davanti alla bocca e respirando il fiato esalato. Gli esperti affermano che questo metodo non sia però abbastanza affidabile. Suggeriscono invece di utilizzare il metodo del sacchetto: si deve respirare in un sacchetto di plastica fino a quando non è pieno, poi, dopo aver inalato dell’aria fresca, si può odorare l’aria chiusa nella busta.

Un po’ complicato da mettere in pratica. Il metodo più sicuro e veloce sarebbe di chiedere a un altra persona, ma c’è il rischio di trovarsi entrambi in una situazione molto imbarazzante.

La soluzione è di recarsi da un dentista specializzato e un naso allenato. Se percepisce odori sgradevoli da una distanza di 10 centimetri, verrà certificato il grado di alito cattivo uno. Se l'effetto si estende su 30 centimetri, il medico parla di secondo grado. Il terzo grado diventa oggettivamente un problema in quanto l’odore è percepibile a una distanza di un metro.

 

L’alitofobia.

Lo specialista può anche utilizzare costosi strumenti di misurazione chiamati Halisens o OralChroma che però, dicono i medici, hanno soprattutto un valore psicologico. Servono soprattutto per quelle persone malate da tempo e talmente condizionate dal problema da non essere più riuscite a parlare con un’altra persona all’interno di un luogo chiuso o addirittura non sono più uscite di casa. I pazienti che soffrono di pseudoalitosi o alitofobia - cioè alitosi immaginaria,  hanno la convinzione di avere un odore terribile, mentre oggettivamente non è affatto così. Rappresentano tra il 5 e il 10% dei malati e richiedono tempo e pazienza da parte del medico. Quando né la diagnostica professionale né le misurazioni tecniche possono più convincerli che non hanno problemi,  l'unica cosa che rimane per aiutarli è suggerire loro una visita dallo psicologo.

 

Chiudiamo sdrammatizzando con un aforismo di Malcolm De Chazal: 

„Il ridicolo è come l’alito cattivo: non lo si nota che nel proprio vicino.“ 

 

Foto: Pathdoc/Adobe Stock 

EMILIA31, 25.06.2020